ScienzaDidattica

Karaoke per bambini: una risorsa per la didattica?

Il Karaoke può essere uno strumento didattico? Cerchiamo di approfondire insieme questo tema.

Un grande giardino, un gazebo ed il profumo delle pizze fatte nel forno a legna da mani esperte, la gioia di riunirsi dopo il lockdown imposto dal Covid-19, la festa di compleanno di una signora ottantenne. La serata, che mi ha vista fortunata ospite, avvolta dall’aria estiva di montagna, è arricchita dalla presenza della musica.
Il sax di una voce antica – un musicista ottantenne amico di famiglia – accompagnato dalla tecnologia delle basi, offre, con la scelta del repertorio, uno scorcio storico sulla cultura musicale del luogo negli anni e mette in luce il legame stretto tra la musica e le esperienze affettive e sociali significative dell’esistenza umana, una identità musicale e culturale che si manifesta con tutta la sua bellezza nelle ore fresche della serata.

Due bambine, rispettivamente di 7 e 11 anni, figlie dei padroni di casa, partecipano all’evento chiedendo di poter cantare le loro canzoni preferite.

Rimango stupita ad osservare come dietro quel minuscolo schermo con il testo, le giovani ragazze, si trasformino in “piccole” interpreti esibendosi in una vera e propria performance musicale non solo di canto in Cicirenella ma anche di danza. Un brano in particolare- Jerusalema- prevede alcuni passi di danza, che, soprattutto la più grande , conosce bene.

Dal sapore elettro-africano di Master KG in Jerusalema, al ritmo di Karaoke Guantanamera della regge band Boomdabash e Alessandra Amoroso, passando per le note della tradizione popolare Cicirinella e al gusto nostalgico degli anni 60 di Jimmy Fontana in La mia Serenata, viene fatta esperienza di sonorità e ritmi differenti per genere, stili, epoche e culture.

Questa esperienza estiva ha evocato alla mia mente un lavoro di ricerca incontrato durante il mio percorso di studi, sulla tecnolgia e in particolare sull’uso del karaoke nel canto e nella didattica della musica aprendo a molti interrogativi sulla mia pratica di insegnante di musica a scuola.

Kasha e il suo Karaoke

La ricercatrice Susan Young racconta di Kasha (Young, 2007), una bambina di sei anni e della sua esperienza canora che si realizza grazie al karaoke che si è fatta regalare per Natale.
Kasha canta nella sua stanza le canzoni degli artisti scegliendo quelle che più le piacciono. Young evidenzia come la natura di questa esperienza sia supportata e realizzata grazie alla tecnologia e come Kasha nel proprio contesto familiare abbia trasformato uno spazio esclusivo della propria stanza in uno spazio per attività di intrattenimento personale, spazio che non coincide con aree già utilizzate dalla famiglia come spazi comuni.

Il karaoke può venire mal visto all’interno degli ambiti didattici; esso viene spesso relegato a mezzo di intrattenimento in contesti diversi da quelli scolastici.

Possiamo usare il karaoke nella didattica della musica? Nelle lezioni di canto? Quale repertorio scegliamo per i nostri piccoli allievi? Tale repertorio, quanto è vicino o tiene conto dell’esperienza musicale che i bambini fanno fuori le mura della scuola?

Girovagando su Youtube, mossa dalla mia curiosità di ricercatrice e insegnante di musica, mi sono imbattuta nella storia di Sofia.

Sofia: una giovane Youtuber

Sofia Del Baldo è una bambina Italiana di 11 anni, studia canto e si diletta al pianoforte a casa, supportata dal papà musicista. Inizia il suo percorso musicale per gioco, a casa, e nel tempo anche Sofia, come Kasha e le due bimbe della festa di compleanno, decide lei stessa il suo repertorio canoro, come dichiara

“ora sono io che scelgo cosa cantare e cosa registrare con le sue [ riferite al padre] attrezzature professionali”

si può leggere integralmente una intervista di Sofia qui di seguito

https://aboutcreators.it/sofia-del-baldo-youtube-wiki/

Mentre nell’esempio di Kasha siamo di fronte a quella che è stata definita “bedroom culture”(McRobbie and Garber, 1976; Mitchell and Reid-Walsh,2002), vediamo qui come questo “spazio privato” sia stato trasformato in uno “spazio virtuale” condiviso in modo più ampio rispetto a quello di Kasha. Vengono coinvolti la famiglia, gli amici ma anche una comunità di pari più ampia e sconosciuta.

Inoltre, in una prospettiva sociologica, entrambe le bambine, sviluppano una propria identità musicale attraverso processi di imitazione ed elaborazione dei modelli e delle risorse culturali di riferimento, che contribuiscono a costruire l’immagine di se stesse (Appadurai, 1996), attraverso un loro mondo immaginario supportato e co-creato dai mezzi tecnologici utilizzati ( Youtube, Tic Tok, il karaoke e la tecnologia di registrazione). Viceversa, entrambe l’identità e la performance musicale contribuiscono alla costruzione della loro identità di ragazze.

In entrambi i casi si osservano un processo di sviluppo e apprendimento che sembrerebbero essere solitari, in quanto si realizzano in una stanza, reale o virtuale, ma in realtà avvengono in condivisione sociale. Kasha, come sottolinea Young, viene ascoltata dai membri della sua famiglia e dagli amici che frequentano la famiglia, ed indubbiamente le abilità canore della bambina sono un motivo di orgoglio per i genitori. Nella mia memoria di bambina ricordo chiaramente quando i miei genitori mi chiedevano di cantare davanti ad amici e parenti ….Amici e genitori di Kasha partecipano dell’esperienza musicale della bambina, così come i genitori e una comunità più ampia, partecipa dell’esperienza musicale di Sofia, grazie alla finestra sul mondo aperta dalla tecnolgia, come si può vedere nel video seguente: Sofia ospita amici nella sua stanza che condivide con il mondo virtuale!

e li invita a seguirli sul suo canale youtube

Appare evidente, in accordo con Young, come le attività musicali che si realizzano all’interno di un contesto familiare possono contribuire alla realizzazione e rinforzo di legami sociali ed affettivi all’interno della famiglia; possiamo estendere questa riflessione alla costruzione di legami sociali e di senso di appartenenza ad una comunità più ampia quale quella che si creare virtualmente tramite un canale youtube o un canale tik-tok.

I bambini di oggi- i così detti millennials – vivono oggi immersi in un mondo tecnologico. La tecnologia ha cambiato e sta cambiando profondamente l’esperienza di apprendimento, sociale e di gioco, dei bambini, a casa e nei loro contesti “informali”. (Green, 2008)

Questi esempi offrono a noi adulti nuove prospettive nel considerare questo mondo di dispositivi tecnologici offrendo spunti di riflessione pedagogici.

Gli esempi che ho descritto brevemente mettono in luce come i bambini in un certo momento del loro sviluppo, non solo elaborano e si appropriano di modelli e contenuti che arrivano loro dai vari ambienti che frequentano e che giungono loro attraverso differenti media, ma anche scelgono il loro repertorio manifestando gusti musicali emergenti e lo sviluppo di una identità musicale.

Kasha e Sofia scelgono i brani che desiderano cantare ed il mezzo utilizzato permette loro di avere una partecipazione attiva e un controllo sul loro apprendimento (Young, 2007); Sofia può riascoltare le sue registrazioni ed eventualmente utilizzare il feedback come auto-valutazione immediata che, unita alle lezioni di canto, concorre al suo apprendimento nel canto. Le bambine imparano alcuni brani, si confrontano con le potenzialità e le difficoltà tecniche della loro voce e possono essere supportate in questo loro percorso di apprendimento. Ciò mette in luce come l’apprendimento formale- quello che avviene attraverso l’insegnante di canto- e quello informale – quello che avviene senza una guida di un insegnante ma a casa in modo autonomo, si possano supportare a vicenda.

Impossibile non fermarsi a riflettere su quali possano essere le implicazioni per la didattica del canto e della musica più in generale riguardo l’apprendimento formale e informale, le esperienze musicali dei bambini a scuola e a casa, il repertorio e l’uso del karaoke.

Dobbiamo escludere brani come Karaoke Guantanamera o Mediterranea di Irama? Su quali principi?
Se escludiamo il repertorio musicale che i bambini si portano ‘nello zaino’ in classe, il rischio è che si crei un gap tra l’esperienza musicale dei bambini a casa e quella a scuola. Questo potrebbe portare ad una percezione nei bambini della musica a scuola come qualche cosa di diverso e lontano dal loro mondo e rendere più difficile il loro coinvolgimento e la motivazione intrinseca alla partecipazione.

Sarebbe interessante poter utilizzare il karaoke in classe, far scegliere i brani ai bambini e costruire percorsi didattici che, partendo dal loro vissuto, li guidino ad esplorare mondi musicali apparentemente lontani da quelli da loro frequentati. L’uso del karaoke può offrire spunti interessanti per l’utilizzo della tecnologia come supporto alla didattica, quando sarebbe molto difficile realizzare un adeguato accompagnamento strumentale di un brano con il più comunemente utilizzato strumentario Orff o con il pianoforte, colmando così il potenziale gap fra esperienze formali e informali di apprendimento.

Inoltre, si potrebbe partire dall’analisi dell’accompagnamento delle basi midi, degli strumenti, dei ritmi, delle melodie dei brani e sviluppare nuovi percorsi didattici che offrano la possibilità alla classe di partecipare come gruppo, lì dove ci fossero bambini che preferiscono suonare uno strumento o ballare, piuttosto che cantare. In base all’età e alla storia musicale della classe, nel caso si disponesse di una sezione musicale, allora si potrebbero realizzare arrangiamenti dei brani con la classe e passare dalle basi del karaoke al live di fine anno!

References:

McRobbie, A. And Garber, J. (1976) Girls and subcultures. In S. Hall & T.Jefferson (Eds.) Resistance through rituals (pp.209-222) London: Routledge.

Mitchel,C. and Reid-Walsh J.(2002). Researching children’s popular culture. London: Routledge.

Green, L. (2008) Music, Informal learning and the school: e new classrooom pedagogy. Ashagate Publishing

Young,S.(2007) Digital Technologies, Young Children, and Music Education Practice . In K. Smithrina, R. Upitis ( Eds) Listen to their voices: research Practice in Early Childhood. Canadian Music Educators’ Association.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio