CulturaBenessere

Canto in gravidanza: una mamma racconta la sua esperienza

Vi racconto la mia esperienza di cos’è stato il canto in gravidanza…

Cari Siingers, mi presento sono Floriana Mungari, cantante professionista, insegnante di canto e mamma di Matteo di 4 anni e, da una settimana, mamma anche del piccolo Giorgio.
Ho voglia di condividere con tutti voi questa mia esperienza, come se fosse la pagina di un diario. Non posso avere la presunzione di chiamarlo articolo ma testimonianza sì.
Dedico queste parole alla mia voce, al mio canto che in gravidanza mi ha salvato per l’ennesima volta.
Una voce che ho vissuto intimamente e fatto sentire molto poco all’esterno.

Ho vissuto due esperienze differenti.

floriana mungari canto in gravidanzaLa prima gravidanza ha avuto come elemento fondamentale mio e di mio figlio il canto. Il canto mi ha permesso di continuare a vivere la mia quotidianità senza cambiare “troppo” la vita che conducevo fino al momento della scoperta dell’attesa. Ho cantato fino a 5 giorni prima del parto, ed è stato bellissimo.
La voce chiaramente aveva assunto un aspetto differente da quello sempre avuto in una condizione di “normalità”.
Era una voce controllata, curata per nove mesi e allenata grazie alla presenza costante del maestro Albert Hera che con le dovute accortezze ci ha accompagnato fino a fine percorso.
La voce si è adattata consapevolmente soprattutto al nono mese quando spazio e fiato sono diminuiti notevolmente. In seguito al parto ho voluto seguire delle sedute di logopedia per rimettermi in sesto.
La seconda gravidanza è stata la gravidanza del silenzio.
La gravidanza del lockdown, dell’assenza di contatto col mondo esterno, del Covid e dei miei genitori positivi a questo virus, è stata la gravidanza degli attacchi di panico in cui la voce non è voluta uscire prima di qualche settimana fa.

Il canto e la voce in gravidanza strumenti di consapevolezza

L’aspetto psicologico di una donna in gravidanza, cantante, è delicatissimo.
Chi fino a qualche giorno prima si ritrova ad utilizzare qualcosa che le appartiene profondamente, e ad un certo punto si ritrova a non avere più la forza di poterlo fare vive un disagio notevole.
La principale fonte di comunicazione viene meno e lascia spazio al silenzio, alla pausa (solo dopo se ne capisce il senso). La voce per una mamma è un elemento di profonda connessione con la creatura che porta in grembo ed è per questo che non può essere lasciato “incurato”.

Il grosso cambiamento vocale l’ho avvertito in maniera pesante dal secondo trimestre in poi, dal 5 mese più o meno. La voce era priva di presenza, il suono era stanco, fievole, assente completamente di “colonna d’aria” e appoggio.
Ritengo che la componente psicologica, finché il pancione non ha attuato la sua esplosione, sia stata determinante.

Il nono mese è stato quello della consapevolezza della “rinascita” e con essa la consapevolezza di una voce che sentiva il bisogno di cullare, di accarezza con gentilezza non dando troppo peso all’aspetto tecnico assente, alle imprecisioni che la condizione fisica mi sbatteva in faccia in quel momento e che in altre occasioni avrei vissuto come una sconfitta, invece adesso erano una vittoria.

Il silenzio e l’ascolto possono diventare alleati della nostra voce

La mia voce aveva scelto il silenzio per un lungo periodo, mi ha chiesto preparazione all’ascolto di quello che sarebbe stato e riposo per quello che sarebbe avvenuto da lì a poco.
Durante il parto la mia voce è esplosa di nuovo.
Per contenere le contrazioni da travaglio attivo, quelle che ti fanno sentire una piccolissima parte dell’universo per tutto il dolore che senti ma che poi nell’attimo successivo ti fanno sentire il mammifero più forte sulla terra capace di affrontare e sconfiggere 100 leoni insieme, ho chiesto aiuto al mio meccanismo di testa e alle note alte che mi facevano vibrare per raggiungere l’aspetto più divino del momento.
La mia voce durante il travaglio si è manifestata nella sua qualità più acuta e controllata.
Una inspirazione profonda e una nota acuta piena di flusso per accompagnare fuori quell’onda dolorosa che mi stava percuotendo in quel momento.
Solo lì ho capito di essermi preparata per nove mesi per una delle esibizioni più importanti della mia vita.
Sono stata protagonista e nello stesso tempo spettatrice di una composizione fantastica, l’overture della vita di mio figlio Giorgio che stava nascendo.

 

 


Leggi anche l’articolo: Il silenzio interiore: la voce dello Sciamano Indiano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio