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Quanto la canzone e la sua musica determinano fortemente il nostro stato emotivo sia in positivo che negativo?
Quante volte abbiamo cercato la colonna sonora perfetta per un compleanno, una serata romantica o un momento di sfogo? La musica non è solo un sottofondo, ma un vero linguaggio emotivo capace di accelerare il battito cardiaco, sciogliere le tensioni o far affiorare un sorriso. La scienza oggi conferma ciò che istintivamente sappiamo: le canzoni possono alterare il nostro umore in modo misurabile, agendo come un interruttore chimico nel cervello.
L’equazione della felicità: lo studio che decifra le emozioni in musica
Nel 2015, il neuroscienziato olandese Jacob Jolij ha rivoluzionato la nostra comprensione del legame tra musica e felicità con una ricerca diventata virale.
Analizzando 126 brani degli ultimi 50 anni e raccogliendo dati da un campione anglosassone, ha identificato tre elementi chiave per una “canzone della gioia”:
– Tonalità maggiore (associata a suoni che tendenzialmente ci rendono ottimisti);
– Ritmo sostenuto (140-150 battiti per minuto, superiore alla media che in questo momento la popular music utilizza);
– Testi positivi o nonsense (senza riferimenti a drammi o malinconia).
La sua formula, seppure complessa per i non addetti ai lavori, sintetizza questi fattori:
FGI=(BPM−150)Lpositive+(K−[31+?,31,31−?])+1
Non serve essere matematici per capire il risultato: “Don’t Stop Me Now” dei Queen è emersa come la canzone più euforica in assoluto.
Un inno alla libertà con un ritmo travolgente (156 BPM) e un testo che celebra l’ebbrezza del momento.
Neurochimica della felicità: perché quelle note ci fanno ballare
Quando ascoltiamo un brano come “Dancing Queen” degli ABBA o “Good Vibrations” dei Beach Boys, il cervello reagisce rilasciando dopamina, il neurotrasmettitore del piacere.
Uno studio di Salimpoor et al. (2011) ha dimostrato che l’attesa del “drop” negli EDM o del ritornello in un pop energico attiva il nucleo accumbens, la stessa area coinvolta nelle ricompense come il cibo o l’amore.
Ma non è solo questione di chimica. La musica influenza anche parametri fisiologici:
- Frequenza cardiaca e pressione si sincronizzano con il BPM;
- Le onde cerebrali si modificano, favorendo stati di concentrazione o relax;
- Il cortisolo (ormone dello stress) diminuisce, mentre l’ossitocina (legata alla socialità) aumenta.
Dagli anni ’70 a oggi: la classifica scientifica delle hit che sprigionano gioia
Ecco le prime 5 canzoni della lista di Jolij, ancora oggi considerate un benchmark della felicità musicale4245:
- Queen – Don’t Stop Me Now (1978)
- ABBA – Dancing Queen (1976)
- The Beach Boys – Good Vibrations (1966)
- Billy Joel – Uptown Girl (1983)
- Survivor – Eye of the Tiger (1982)
Questi brani condividono un mix di energia ritmica e testi semplici, spesso legati a temi universali come l’amore, la danza o la resilienza. Non a caso, “I Will Survive” di Gloria Gaynor (n. 9) è diventato un inno empowerment.
Scegliere una canzone non è mai banale. Che sia per un compleanno, una serata tra amici o una maratona di lavoro, quelle note ci accompagnano come un farmaco senza effetti collaterali. Come scriveva Nietzsche: “Senza musica, la vita sarebbe un errore”. E la scienza, oggi, gli dà ragione
Ecco qui di seguito la classifica:
1. Don’t Stop Me Now (Queen)
2. Dancing Queen (Abba)
3. Good Vibrations (The Beach Boys)
4. Uptown Girl (Billie Joel)
5. Eye of the Tiger (Survivor)
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