Insegnante di canto performer oppure insegnante di canto e basta?
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Cercherò in questo articolo di analizzare una delle tante domande che ricevo da allievi, da colleghi, oppure riflettendo su discorsi che si intavolano o che leggo qua e là all’interno dei forum di
discussione presenti nel web.
“Secondo te per un insegnante di canto «moderno» è necessario essere anche un buon Performer «moderno»?”
Bene, permettetemi di iniziare dicendo che essere un insegnante di canto moderno del ventunesimo secolo, è davvero difficile, ancor di più se devi abbracciare due mondi, quello della didattica e quello dell’arte performativa.
Partiamo prima di tutto dall’argomento «canto» che ci permette di essere insegnanti ma nello stesso tempo artigiani essendo un’espressione legata all’arte. Artigiani del canto, una bellissima frase, forse un po’ retrò o démodé, ma pur sempre attuale.Immagino la didattica del canto come un luogo dove l’artigiano di bottega espone i suoi vasi, le sue opere e, come per magia, grazie alla sua maestria riesce nell’intento, e trasmette il proprio sapere canoro, nella sua unicità e trasparenza.
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D’accordissimo con questa lettura dell’ “esperienza di palco”. È proprio li’ che scatta la differenza. Io ho trascorso i primi dodici anni di lavoro come cantante solo sul palcoscenico, dopo il Conservatorio. Ho continuato a formarmi tutto il tempo, e continuando una forte attività artistica “di palco” (circa 80/100 sere palco annuali) per 5 anni ho affiancato una didatta sublime come Francesca Della Monica, chiedendole di diventare sua assistente e di aiutarla nelle Masterclass guardando e provando da fuori a prendere migliaia di appunti su attori e cantanti. Solo a 36 anni ho iniziato a formare persone autonomamente, e continuando sia a formare me stessa che a prestare attività artistica.
Credo, però, che questo scarto gli allievi lo sentano con molta chiarezza, senza dubbio alcuno. Credo sia molto importante che gli allievi ci possano vedere “in azione”, credo sia una sostanziale differenza.
Grazie carissima per la sua rilettura attenta riguardante questo articoli.
Nel sua riflessione la parola osservazione che lei cita è una delle fondamenta secondo me per ottenere non tanto il miglior risultato per il discente, ma consente di poter viversi il costante divenirsi di un apprendimento reciproco e rispettoso del valore di un insieme chiamato “mistero esplorativo sonoro”.
Buon canto e ci vediamo qui in questo spazio.
Albert
Bellissimo articolo Albert, mi trovi d’accordo!
Alla mia veneranda eta’ mi sento finalmente a mio agio nell’insegnamento. Anzi, è proprio l’insegnamento il luogo in cui ho trovato un’altra casa, mi viene da dire, la
Cucina condivisa. Mi sono specializzata nelle
Performance PARTECIPATE ovvero negli spettacoli in cui, mentre performo, coinvolgo attivamente i discenti. In questo modo viviamo insieme il processo di crescita e cambiamento.
Bellissima immagine quella da lei proposta, la cucina condivisa.
Condividere la propria didattica in perfomance partecipate è sicuramente un modo per poter avvicinare il discente alla bellezza dell’apprendimento performativo.