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Yoga, canto e meditazione: intervista a Simran Kaur

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uando ho intrapreso il percorso di studio del canto, credevo che la voce fosse il fine. Poi ho scoperto quanto la voce sia in realtà il mezzo. E sempre più frequentemente mi capita di usarla come mezzo.
Durante la gravidanza ho conosciuto la mia insegnante di kundalini yoga, ho praticato e riscoperto così degli aspetti della respirazione e della voce che ultimamente mi sfuggivano o che non conoscevo. Ho pensato quindi di porre alcune domande a Simran Kaur, la mia insegnante, e regalare a voi amici di Siing.net questa intervista.

Yoga la pratica che ti cambia la vita

Giulia Mattioli: prima di tutto, grazie di aver accettato questo invito. Puoi presentarti agli amici del portale Siing.net? Raccontaci in breve cosa fai e quale percorso ti ha portata fin qui.

Simran Kaur: Mi chiamo Laura Zorcù, ma il mio nome spirituale è Simran Kaur. Abito e lavoro a Bologna da molti anni, ma sono toscana di origini. Ho incontrato lo yoga nell’84/85, nell’86 ho incontrato il nostro maestro Yogi Bhajan e ho studiato con lui diversi anni. Ho preso il nome spirituale e da lì è incominciato un po’ il mio percorso.
E’ stato poi l’incontro con Guru Dev Singh, primo insegnante di Sat Nam Rasayan, una tecnica di guarigione, che mi ha portata ad approfondire meglio anche lo yoga. La mia passione è sempre stata la guarigione. Sono così diventata insegnante sia di Sat Nam Rasayan che di kundalini yoga, poi formatrice.
Successivamente ho fatto la scuola di massofisioterapia, che mi ha permesso di essere un’operatrice sanitaria riconosciuta dal sistema sanitario italiano e così è iniziata la mia ricerca di una tecnica alternativa di massaggio che si combinasse anche con quello che facevo da tempo cioè lo yoga e la meditazione.
Poi ho studiato e sono diventata formatrice del metodo “Bones For Life” che è un metodo di riallineamento posturale nato dal Feldenkrais e dedicato molto alle donne perchè cura e previene l’osteoporosi. In generale mi sono sempre dedicata molto alla guarigione, in particolare delle donne: giovani, anziane, in gravidanza e post-parto. Il mio maestro Yogi Bhajan riteneva che la donne fossero il “primo maestro”, che fossero alla base della nostra società.
Nel frattempo ho studiato la cristalloterapia, la purificazione delle pietre con un’intenzione di guarigione, la creazione dei “mala” per la meditazione. Questo percorso che ho fatto fino qui e che sto continuando devo dire che è davvero stimolante perchè ti permette di studiare continuamente, di essere sempre in cammino, hai sempre qualcosa di nuovo da scoprire, da conoscere.

G.M. Ti chiederei subito qualche delucidazione sul concetto di universo vibrante. Può essere utile partire da qui per addentrarsi nell’argomento “voce e meditazione”?

Laura ZorcùS.K. La vibrazione appartiene a tutto quello che ci circonda. Anche le cose inanimate intorno a noi hanno una vibrazione, l’Universo vibra perchè comunque risuona con tutto quello che succede intorno. Così come per il respiro, si può diventare più consapevoli di come si muove la vibrazione di una persona, di una cosa o di un evento per comprenderne gli effetti a livello fisico, a livello mentale e spirituale. Quindi diventare consapevole della vibrazione delle cose ti consente di essere più in ascolto dell’essenza dell’energia vitale, di entrare in risonanza con questa energia.

G.M. Hai parlato del respiro. Per il cantante è molto importante la respirazione, la consapevolezza del respiro, il trarre energia dal respiro per produrre il suono.

S.K. Noi nel kundalini yoga usiamo il respiro per entrare in connessione con noi stessi. Il pranayama è fondamentale perchè espandendo il respiro hai la possibilità di curarti, di andare a sciogliere le tensioni fisiche e usare il suono in un modo più consapevole. A volte l’energia vitale che risiede nel corpo è bloccata o addormentata. Ogni esperienza che viviamo nella vita porta con sé delle tensioni e delle emozioni che noi andiamo ad accumulare nel corpo. Quando pratichiamo yoga i movimenti che facciamo o le posizioni che teniamo sono sempre abbinati alla respirazione. In questo modo le emozioni accumulate o bloccate si liberano e quindi si viene a ristabilire o a creare uno spazio interno per cui ti senti più rilassato, più libero e di conseguenza più in sintonia con te stesso.

L’importanza della voce nella meditazione

G.M. Qual è la funzione della voce nella meditazione e nello yoga?

S.K. La voce manifesta moltissimo la nostra personalità, le nostre emozioni. Noi nello yoga utilizziamo la voce come vibrazione, per poter entrare in uno stato meditativo. Quindi la voce diventa più uno strumento di ricerca, per andare a vedere come risuonano il tuo corpo e la tua mente. A seconda di come vibra in te la voce puoi arrivare a capire quali sono le tue tensioni profonde, le tue emozioni e anche risolverle, rilassarle e questo ti permette poi di sentirti in maggiore equilibrio con ciò che ti circonda. La cosa interessante è che questo produce uno stato di meditazione. Ecco quindi una differenza: la voce normale (parlata e cantata) ha tanti colori, tante sfaccettature, tanti stili e intenzioni, mentre la voce usata nella meditazione è più “vibrazione che muove l’energia”. Quindi noi utilizziamo la vibrazione prodotta dalla voce per diventare più consapevoli del prana (o energia vitale) che si muove in noi e così entrare in uno stato meditativo.

G.M. A cosa ci può servire questo stato meditativo?

S.K. Questo stato meditativo ci serve soprattutto per conoscere la nostra parte infinita, quindi per riconnetterci con la nostra anima e sentirci parte dell’Universo. Abbiamo questo mezzo che è il nostro corpo fisico per fare un’esperienza concreta nel mondo. Detta in altre parole, la vita è l’unica possibilità per la nostra anima infinita di fare un’esperienza terrena. Ma comunque noi rimaniamo infiniti e la consapevolezza di ciò ci permette di essere anche più reali e più presenti. Possiamo così sviluppare una parte della mente che è la “Mente neutrale”, in cui non si è più reattivi nei confronti di quello che ci succede nella vita ma si entra in uno stato di ascolto che ci permette di sentire che cosa quella relazione o quella esperienza produce in noi. In questo modo possiamo rilassarci e vedere meglio qual è l’essenza di quell’esperienza, di quella relazione. Questo allenamento all’ ascolto ci permette di essere presenti, di essere noi stessi e di rimanere nel “qui e ora”. Sì, quello che noi facciamo attraverso lo yoga è risvegliarci per poter essere molto presenti nel “qui e ora”, perchè solo così possiamo godere a pieno di tutto quello che ci succede nella vita e cogliere i messaggi che ci invitano a fare determinati percorsi. Se tu corri, non ascolti, non senti e vai avanti a testa bassa, tutto questo te lo perdi e ti perdi anche il contatto con te stesso. Quindi alla fine ti ritrovi ad essere in ansia, in crisi o non ti riconosci più.

G.M. Cos’è un mantra? Che caratteristiche ha? Che significato hanno le parole contenute nei mantra?

S.K. Non ci soffermiamo tanto sul significato dei mantra, ma piuttosto su che cos’è un mantra: un mantra è una chiave, è una vibrazione che produce uno stato. E’ una parola sacra, sacra perchè attraverso la sua vibrazione riesce a cambiare lo stato della tua coscienza e quindi a portarti in un determinato spazio della coscienza. Ogni mantra ha delle caratteristiche particolari. Non è tanto interessante la traduzione letterale del mantra, perchè le parole sacre hanno delle sfumature, che sono davvero difficili da tradurre letteralmete nella nostra lingua. Ad esempio la parola “amore” può essere descritta a seconda del tipo di amore, della sua intensità e della situazione in cui si prova o si esprime. La cosa interessante del mantra, piuttosto, è quello che produce attraverso la sua ripetizione, perchè la lingua quando ripeti una determinata parola tocca alcuni punti del palato e questo va a stimolare differenti aree cerebrali. Quindi ogni mantra è specifico per qualcosa, ogni mantra ti muove una specifica emozione o ti porta in uno specifico stato di meditazione. Questo è in parole povere un mantra. E può essere sperimentato in diversi modi: può essere cantato, ascoltato, o pensato. Attraverso tutte queste modalità puoi percepire la vibrazione di quel mantra.

G.M. Quindi anche solo pensando il mantra percepisco la sua vibrazione e può avere un effetto sul mio stato meditativo?

S.K. Sì, anche solo pensandolo. Anche se la lingua fisicamente non va a toccare i punti del palato che dicevamo, comunque a livello mentale ti porta a mettere tutta la tua attenzione in una determinata direzione e quindi ti porta a fare un’esperienza meditativa. E molto spesso le meditazioni sono combinazioni di posizione, respirazione, ripetizione del mantra e concentrazione degli occhi. Tutto questo spinge il tuo “sistema” a stare, e quando stai per un certo tempo in quel determinato stato si produce un’esperienza specifica. Una condizione meditativa.

G.M. Quindi mi puoi confermare che stare in cerchio con più persone e recitare o cantare una sequenza ripetuta di suoni con concentrazione e consapevolezza può costituire una sorta di esperienza meditativa?

S.K. Certo, nello yoga noi usiamo tantissimo il suono proprio per entrare in connessione. Prima di iniziare noi facciamo vibrare un mantra e far vibrare questo mantra ci serve proprio per connetterci tra noi, per creare un “campo”, una condizione in cui siamo insieme e possiamo fare un’esperienza condivisa. Nell’esperienza dell’essere insieme c’è chi guida, c’è chi segue, però in quel momento l’esperienza ha un’ntensità che è per tutti allo stesso livello. Nel senso che quando il gruppo è unito attraverso la vibrazione c’è un’esperienza anche paritaria. Non c’è più una differenza tra gli individui del gruppo, ma c’è un tutt’uno. In questo “campo” c’è anche protezione, nel senso che quello che succede nel gruppo in quel momento di unione succede sempre in sicurezza, a fin di bene. Ognuno mette la sua vibrazione, la sua intenzione, e se l’intenzione è positiva crei una situazione di protezione: non può succedere niente di male in quel momento nel gruppo.

G.M. Chi pratica yoga utilizza il verbo “vibrare” invece che “cantare” un mantra. Qual è la differenza tra voce parlata e cantata e voce meditativa?

S.K. Come abbiamo già detto, la differenza sta nel fatto che la voce normale è l’espressione di emozioni, il manifestarsi di quello che siamo e che stiamo vivendo. E’ comunicazione in relazione con l’altro. Invece, la voce nella meditazione è uno strumento che ci permette di collegarci, con noi stessi, col nostro essere infiniti e con l’universo. Nella meditazione la voce è uno strumento di ricerca, intima e consapevole. Non dimentichiamo che, come abbiamo già accennato, nella meditazione la voce è anche uno strumento di guarigione, perchè va a liberare delle tensioni che sono anche all’origine di disagi.

G.M. Si potrebbe dire allora che la voce cantata sia una via di mezzo tra la voce parlata e la voce meditativa?

S.K. Il cantante in realtà quando canta ed è veramente connesso realizza anch’esso una forma di meditazione. Dipende da come canti, dalle intenzioni che hai mentre canti. Se l’intenzione è mettere fuori la voce è un conto, ma se invece l’intenzione è ascoltare la voce, e far vibrare il tuo essere tramite la tua voce in funzione dell’Universo che ti circonda allora diventa quasi una forma di meditazione. Anche fisicamente quando canti senti che si apre un canale, hai la sensazione di essere un canale di vibrazione. Quando è così e sei tutto aperto, il cuore si apre ed esprimi la voce attraverso il cuore. E quando è così, quello arriva e arriva lontano. Si dice “un mantra per arrivare a destinazione deve essere recitato con la pancia (o con il cuore)”. Perchè se lo fai partire dalla bocca, con la gola chiusa, la tua voce e il significato delle parole che dici cadono dopo pochi centimetri; ma se tu lo fai prendendo il respiro dalla pancia, facendo vibrare questo canale a partire dalla pancia allora le parole che dici arrivano davvero a destinazione, la tua vibrazione arriva profonda e lontana.

G.M. Può essere utile praticare yoga per un cantante o attore professionista? Perchè? Si può migliorare l’espressione artistica attraverso la pratica dello yoga?

S.K. Sì, può essere molto utile perchè comunque lo yoga è un percorso di consapevolezza di sé ed è per tutti. Non è una ginnastica, non è una religione. Nello yoga sei chiamato ad ascoltarti, a riconoscerti e anche a percepire qual è la tua personalità di base. Ti può aiutare a capire che ci sono i “più” e i “meno”, che ci sono sempre gli opposti anche nelle cose più banali. Il cantante può fare yoga fondamentalmente per poter avere maggiore consapevolezza di sé, del suo respiro, della sua vibrazione, del flusso della sua energia vitale. Può così accorgersi per tempo dei blocchi che può avere, comprendere che una volta che li ha risolti non scompaiono per sempre ma può essere che tornino a manifestarsi. Tutti li abbiamo. Perchè noi siamo “emozionali”, accumuliamo le emozioni, percui comunque queste emozioni producono sempre delle tensioni in noi. E’ inevitabile. Il corpo, la mente, lo spirito sono sempre uniti e c’è sempre una risonanza tra questi tre aspetti.

Grazie Simran Kaur. Sat Nam!


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