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Sei pronto a entrare nel mondo di Karima, a conoscere la sua storia, le sue influenze musicali e a scoprire cosa l’ha ispirata nella creazione di NO FILTER il suo ultimissimo album?
Qui di seguito potrai leggere questa straordinaria intervista che ti svelerà tutti i dettagli e le curiosità di
“No Filter” e ti farà sentire ancora più vicino a questa talentuosa artista.
Albert: Come hai costruito la scelta di questo racconto e come hai ri-cercato te stessa come interprete vivendoti il tutto senza filtri?
Karima: Ho costruito questo mio nuovo racconto ricercando un sound che potesse diventare la mia nuova identità musicale, un sound acustico, pieno di vera imperfezione, come se fosse un vinile. Non perfetto nell’esecuzione ma perfetto nell’emozione.
La scelta dei brani non è stata per niente facile: dopo una prima scrematura, sono arrivata a 25 brani, poi 18, poi 15. Volevo fare un disco che non contenesse molti brani perché preferisco lasciare l’ascoltatore con la voglia di ascoltare ancora piuttosto che con la smania di mandare avanti i brani.
L’ideale sarebbero stati 9 brani ma ne sarebbero rimasti fuori troppi, allora ho optato per il numero 11, non troppo pochi e non troppi. Mi sono Ri-scoperta nuova interprete, uscendo dalla mia confort zone e interpretando alcuni brani che mai avrei pensato di cantare nella mia vita come COME TOGETHER e WALK ON THE WILDSIDE.
Devo dire che per alcuni aspetti, mi sono anche sorpresa di me stessa.
Albert: Filtri o maschere?
Certe volte definiamo l’interprete nel canto una sorta di personaggio non completo, proprio per la mancanza della scrittura personale.
Una delle cose che mi viene in mente ascoltandoti è quanto invece l’interprete possa abbandonare il suo essere per essere qualcosa di diverso, unico a tal punto da abbandonarsi al suo destino.
La domanda che vorrei farti: è quanto è difficile essere interpreti senza maschere, senza sovrastrutture e quali consigli daresti a chi sceglie oggi di essere interprete?
Karima: Devo farti una confessione, io quando canto un brano edito e quindi vesto i panni dell’ interprete, lo vivo, lo affronto e lo sento addosso come se fosse mio!
Dimentico che è un brano di successo, dimentico che ne sono state fatte diverse versioni ma in quel momento, nel momento dell’esecuzione ci sono solo io, la musica, i musicisti, il nuovo arrangiamento e prende tutto una nuova forma ed un nuovo suono.
Consiglio a chi vuol diventare interprete o chi si sente interprete, di dare voce a quel brano con la propria anima, perché quel brano così famoso e così conosciuto possa diventare “anche un po’ inedito”, perché l’anima di ognuno di noi è UNICA e AUTENTICA e ogni volta che si canta con quella è come riscrivere un brano dall’inizio, con nuove emozioni, vissuti, dolori, cicatrici e sorrisi.
Albert: Amore e Passione.
Una domanda che vorrei farti cara Karima è:
quanto l’amore vive nelle tue interpretazioni e come lo esprimi?
Estensione o dinamica? Intensità della parola o melisma?
Per te la frase “passione vocale” dove ti conduce?
Karima: Per me cantare è Amore, è solo Amore.
Sono cresciuta con la musica, già a 3 anni cantavo e i miei fratelli mi registravano, facevo il juke box di casa! Poi a 6 anni la mia prima esperienza in studio di registrazione a cantare un inedito che fu scritto appositamente per me, in piedi su uno sgabello e le cuffie che erano giganti… la musica oltre ad essere stata la mia compagna d’infanzia e di vita, è stata anche la mia salvezza.
La mia vita per molti aspetti non è stata facile e se non ci fosse stata la musica, chissà che fine avrei fatto.
Faccio vivere l’Amore attraverso il suono, attraverso un respiro ampio che prendo prima di eseguire una nota lunga anche se sottovoce.
Adoro giocare con le dinamiche e quando il mio corpo e la mia voce non sono troppo stanchi e seguono i desideri della mia mente e del mio sentire, cantare diventa divertimento e godimento puro, come essere ad un parco giochi.
Per me la parola Passione mi conduce al cuore.
Albert: Ora parliamo del tuo cd.
È stato costruito in poco tempo e ha all’interno 11 brani vissuti con il tuo compagno di viaggio Piero Frassi.
Quali sono stati gli elementi o stimoli che ti hanno portato, a distanza di 6 anni, a viverti una nuova “incisione”?
Karima: Questo NO FILTER è stato in incubazione per un paio d’anni, un anno di lavoro e un anno in attesa, in attesa che questa pandemia si placasse: anche l’attesa è Arte e lui, come il buon vino, in questo anno è migliorato dentro di noi e con noi.
Avevo bisogno di NO FILTER come si ha bisogno del gesto semplice di bere un bicchier d’acqua o come respirare.
No Filter per me è stata una vera e propria RINASCITA.
Un momento di maturità e crescita che ho vissuto in studio e che non avevo vissuto negli altri dischi, la libertà di potermi esprimere, consigliare e dirigere artisticamente appunto SENZA FILTRI.
È stato liberatorio, è stato come sentirmi VIVA.
Albert: Di solito si chiede quale brano ti rappresenta di più. Invece oggi vorrei chiederti, secondo il mio ascolto dove ti porta Tears heaven, e perchè undicesimo?
Karima: Tears in Heaven è uno di quei brani nuovissimi per me, che non avevo mai cantato prima di questo disco.
Un brano che ho sin da subito immaginato come una coccola, una carezza, un immagine di estrema intimità, come se fosse una ninna nanna ed ho cercato di affrontarlo con un rispetto reverenziale verso il compositore e verso il mondo emotivo che ha attraversato a causa dell’accaduto.
Ecco perché la scelta di non utilizzare la batteria…
La scelta di chiudere il disco in punta di piedi, andandosene delicatamente: un saluto sotto voce che non era un addio ma un arrivederci.
Tears In Heaven come numero 11 .. ovvero 1+1 = 2 .. 2 unità, 2 cuori, 2 anime che non si separeranno mai, padre e figlio.
Albert: Il futuro? Il mistero? la tua voce? la tua vita?
Cosa vorresti da te oggi, dopo che hai deposto i tuoi filtri?
Karima: Che cosa vorrei da me oggi, mi chiedi?
Vorrei avere il coraggio di continuare a vivere senza filtri.
Perché a volte si sa, la vita li richiede, per protezione, per aiuto, per difesa…
A volte serve, ma se riusciamo a vivere la nostra vita e quindi anche la musica, come se ogni esperienza non fosse condizionata da vissuti passati e da cicatrici passate, ma ogni incontro, ogni persona, ogni avventura fosse una tela bianca su cui riscrivere SE STESSI, la vita prenderebbe un sapore di vera autenticità!
Ogni anno che passa, sento la mia voce sempre più vicina a me, al mio cuore e al mio sentire, la comunicazione tra l’IO e LEI, diventa sempre più diretto e trasparente, così da poter diventare un NOI e cooperare.
Scrivere brani, comporre musica – a parte qualche pensiero, qualche testo -, non sono mai stati parte di me. L’improvvisazione sì, quella sì… ma non sono mai stata l’artista con il taccuino sopra il comodino aspettando l’ispirazione notturna.
Per un periodo ho incontrato diverse persone, manager, produttori, musicisti che mi dicevano “tu dovrai imparare a scrivere!”; “cantare le proprie cose ha un altro fascino”; “scrivere è la chiave di svolta”.
Io ero molto giovane e soffrivo di queste “richieste” perché la mia voce interiore mi raccontava un’altra cosa, mi raccontava la storia di un interprete giovane, che rendeva “personale” ogni canzone che affrontava.
Quindi questo modo di fare in realtà mi faceva chiudere a riccio, più mi dicevano DEVI SCRIVERE e PIU IO MI ALLONTANAVO dalla possibilità di poter comporre qualcosa.
Forse se me l’avessero detto meno volte, oggi avrei composto anche qualcosa, chissà.
Quindi oggi, come sempre, quando canto spero di lasciare vivere e vibrare il suono nell’aria, che possa arrivare all’orecchie e al cuore della gente, che li possa far emozionare e che li possa far sentire VIVI.
Perché purtroppo in questa frenetica vita ci dimentichiamo che siamo VIVI.
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