Agorà

Voce, voce della mie brame

“Non so dire come e quando succede, ma a volte intercetto delle visioni lontane nel tempo, passato e futuro. Visioni come sogni che corrono davanti agli occhi e nella testa. A volte rimangono attaccati dei frammenti e tutte le volte che succederà verrò qui per raccontare queste vie alternative che prende la voce, le sue mutazioni, le sue evoluzioni e dissoluzioni, le sue magie.”

08 gennaio 2027
dal diario di bordo visionario
di Michele Degan

L’abbiamo pensato tutti almeno una volta nella vita di poter cambiare voce. Averne un’altra, magari che rispecchiasse di più l’idea che abbiamo di noi stessi.

Magari solo per un attimo, per uno scherzo. O forse per primeggiare in un confronto.

Abbiamo forse pensato di poterne fare una nuova, che fosse meno nasale, o più profonda, più suadente, persino più grattata, o averla proprio come un attore d’altri tempi, meno ingolata, più maschile, più femminile, o semplicemente più giovane, per non sentirci imbrunire anche quando non ci si guarda allo specchio.

Facciamo un passo indietro. Nell’ultima manciata di anni si sono dapprima moltiplicate le app e i software che possono estrapolare la voce di un attore o di un cantante.

E altre che permettono di modificare scherzosamente la propria voce, di solito per fini goliardici, con vocette mostruose o squillanti.

Poi sono arrivate le AI e il mondo è cambiato ancora, anche quello della vocalità. Adesso possiamo sentire un’intima versione di Bad Romance dalla voce di John Lennon.

E anche interi nuovi dischi dei Nirvana, fino ad arrivare alla Callas che ci regala il suo personalissimo musical tutto su pezzi di Ed Sheeran.

Ma non ci è bastato, volevamo di più, a quanto pare.

Volevamo un’evoluzione ancora più profonda, a quanto pare.

Allora arriviamo a noi, al presente. A un nuovo modo di agire sul nostro strumento più intimo, il timbro della voce. Modificarlo, alla ricerca – verrebbe da dire – della nostra vera voce.

Quest’idea spalanca un ventaglio di fascinazioni che sembrano correre tanto indietro, verso l’antichità, la mistica, verso un mondo in bilico col mito. O ancora più indietro, verso i primi giorni dell’umanità, o ancora prima, verso un canto che sta all’origine dell’universo.

Ma non lasciamoci troppo andare alle maree dei sogni e dello spirito.

Quello che sta accadendo oggi potrebbe cambiare radicalmente un altro mattone importante della nostra umanità… ma, in fin dei conti, potrebbe anche essere solo una moda passeggera, un ricordo vintage del domani.

Di certo la fonochirurgia non è stata inventata adesso.

cambiare la voceQuesta disciplina è tutt’oggi fondamentale per risolvere e guarire determinate patologie. In parallelo, questa pratica è diventata molto utile per esempio nelle persone transgender, verso una maggiore ricerca e adesione a una propria identità.

 

 

Ma il discorso è andato ancora avanti, e qualche professore più stravagante ha voluto guardare la faccenda con un occhio più spinto verso l’estetica della voce.

Una ricerca ancora più spasmodica verso l’unicità ideale di ogni individuo, certamente in linea coi tempi che viviamo.

Cosa sta accadendo in questo 2027?

Allora nell’ultimo paio di anni – ora possiamo dirlo – abbiamo assistito a un fenomeno di passaggio fisiologico: l’imitazione.

L’imitazione che ciclicamente torna e ci accompagna, e dà il passo per i nuovi sentieri. Nell’ultimo paio di anni siamo stati testimoni del mutamento artificiale della voce di alcune persone che hanno voluto “appropriarsi” – è il caso di dirlo – del timbro di qualcun altro, di uno famoso, di una voce di qualcuno che non c’è più.

Anzi – ricordate? – si è dovuto addirittura porre dei limiti perché stavano iniziando a disseminarsi Doppelgänger di cantanti famosi, d’influencer e attori vivi e vegeti, e per un attimo c’è stato il serio pericolo della comparsa di un esercito di replicanti, solo che invece di robot a provocarla eravamo… noi.

Questa estrema evoluzione del gioco “Faccio l’accento svedese” di fantozziana memoria ha portato finalmente a un passo forse più definito e maturo: la creazione artificiale di una nuova voce.

Un’operazione che possa donare a chi la vuole la voce che ha sempre sognato. Una voce nuova, con tutte le imperfezioni al posto giusto.

Si evolve la questione, non più relegata al campo più strettamente medico e patologico, non più riabilitativa, e neanche più una decisione che rientra a far parte di un cambiamento più grande, ma ancora più figlia del desiderio.

Tentazione verso un cambiamento individuale, verso una migliore immagine di sé, se vogliamo anche programmatica e pensata. Una chirurgia della voce che sta diventando una chirurgia estetica a tutti gli effetti.

Come funziona quindi l’operazione? Beh, senza addentrarci in tecnicismi e melismi troppo contorti possiamo sintetizzare che, come spesso accade, è stato necessario attingere dal mondo animale per erigere il decisivo ponte che ha aperto la strada a questa nuova tecnica.

Più nello specifico, dal mondo dei volatili.

Diverse specie di uccelli infatti, si sa, hanno una capacità incredibile d’imitazione timbrica. Questa straordinaria abilità è dovuta alla siringe, un organo vocale che cambia a seconda della specie e la cui forma determina la miriade di tipologie dei loro versi. In breve: la siringe è costituita da una serie di anelli di cartilagine che vibrando variano la loro ampiezza.

È quest’agilità che produce la diversificazione dei suoni in una gamma che talvolta è davvero mozzafiato, ma le cui finalità sono piuttosto differenti da quelle che noi andiamo cercando… o forse no?

I motivi per cui lo fanno loro sono facilmente rintracciabili: la territorialità, il sapersi riconoscere, un’astuta tecnica per allontanare i predatori. La grande abilità imitativa premia persino in amore, o quantomeno è una carta che ripaga nel gioco del corteggiamento.

E noi invece perché ci stiamo spingendo in questa direzione?

Qui non è più una questione di mimesis, non in senso stretto almeno. È semmai un inseguimento verso un ideale, verso un’immagine sognata che abbiamo di noi, e che dopo essere passata dalla pancia, al fondoschiena, al viso, poi alle labbra, adesso si è infilata dentro la bocca, è scesa fino alle corde vocali e vuole che anche queste vibrino in sintonia con una nuova bellezza che ora è possibile, raggiungibile.

 

voce e trasformazione

 

L’operazione non è certo da prendere alla leggera, ma recentemente i medici hanno compiuto un grande passo decidendo di non agire più direttamente sulle corde vocali, fragili e delicate, ma abbracciando la microingegneria che sta fornendo dei prototipi – ad oggi assolutamente validi – di replica della siringe dal mondo degli uccelli.

La chirurgia si occupa quindi d’installare questo piccolo organo nel tratto appena superiore della laringe rispetto alle corde vocali così da poter andarne a modificare la vibrazione e determinare il suono che si va cercando.

Addirittura – ma questa non è un’assoluta novità – è oggi possibile sottoporsi all’operazione con la sola anestesia locale, così che il paziente possa decidere esattamente come vuole la sua nuova voce, quanto profonda o acuta, quanto rotonda o quanto spigolosa.

E possa farlo in diretta, in fase d’installazione, come trovandone la “giusta” frequenza.

Questa nuova fase nell’indagine e nell’azione sul corpo umano – ci pare giusto sottolineare in chiusura – apre anche ad altri problemi, o potremmo anche dire a nuove opportunità. Difatti il timbro non è tutto: anche la bocca vuole la sua parte.

Come il suono viene emesso, l’apertura della bocca, i denti, i movimenti della lingua, la giusta respirazione. Tutto questo concorre alla “buona” riuscita di una voce, alla sua resa finale, come anche alla sua percezione dall’esterno.

Insomma, per farla semplice, come non basta comprare una bella macchina ma anche saperla guidare, rifarsi la voce richiede un certo grado di attenzione.

Oggi stiamo assistendo alla corsa verso tutto un nuovo tipo di “ritocco”, e magari questa tendenza porterà a una nuova coscienza, a una nuova consapevolezza di quello strumento che forse più di tutti ci appartiene e parla di noi in ogni flessione del nostro umore, limpida espressione del nostro sentire e delle nostre emozioni.

O forse no. Forse sarà solo un vezzo passeggero. Noi in ogni caso continueremo a stare con gli occh… ehm, con le orecchie ben aperte.

(… e che il mondo ci salvi da altri emuli di Freddie Mercury!)

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