Violeta Parra: vita, canzoni e folklore cileno

Cara Violeta, il carico prezioso della tua esistenza lo stanno portando via cavalli alati, sempre più su, fino a perdersi...
309_violeta parra

293_banner-substack

Cara Violeta, il carico prezioso della tua esistenza lo stanno portando via cavalli alati, sempre più su, fino a perdersi tra le nubi. Mentre qui, sulla terra e la sua volgarità, un filo di sangue scorre dalla tua tempia fino a toccare il pavimento, il pavimento di terra. Di questa terra che tanto hai amato e tanto hai difeso con la tua chitarra e il tuo canto, ostinata e risoluta. Terra e sangue. La Madre Terra. Sorelle di sangue, ora finalmente insieme. Sia fatta la tua volontà.
Tuo figlio Ángel.

Il 5 ottobre 1967, a Santiago del Cile, Violeta Parra – poetessa, cantante, pittrice, compositrice e ricercatrice – si suicidava con un colpo di pistola. Non aveva ancora compiuto 50 anni. Violeta si congedava così da un’esistenza intensa e sofferta, piena di passione e di gioia, ma anche di dolore e fatica.

Gracias a la vida: la canzone immortale

Il suo ringraziamento alla Vita, che le aveva dato davvero tanto ma tanto le aveva anche tolto, è affidato a uno degli ultimi brani da lei composti poco prima di morire, forse il più conosciuto: Gracias a la vida.

Nata il 4 ottobre 1917 a San Carlos da una famiglia modesta, aveva iniziato prestissimo a lavorare insieme ai fratelli più piccoli come lavapiatti o pulendo tombe nei cimiteri, suonando la chitarra ereditata dal padre maestro di musica per racimolare qualche moneta.

Sua madre Clara diceva sempre: “È la più intelligente di tutti i miei figli, non a caso è nata con due denti”.

E la giovane Violeta dimostrava di esserlo davvero, dedicandosi con passione a recuperare il folklore cileno: le musiche, le storie e le tradizioni di un patrimonio popolare che rischiava di scomparire.

Violeta Parra e la Nueva Canción chilena

Viaggiando in lungo e in largo per il Cile, Violeta raccoglieva storie, canti popolari, danze e rituali. Diceva di voler “dissotterrare il folklore” e trasformava quelle memorie in canzoni che parlavano di protesta, amore, denuncia sociale e satira politica.

Il figlio Ángel raccontava che nei momenti di ispirazione, annunciati come “la nuvoletta”, nessuno poteva disturbarla: da lì nascevano veri temporali di emozione e musica.

La sua intensa attività la portò a festival internazionali e all’esposizione dei suoi famosi arazzi e dipinti al Louvre nel 1964, prima donna latinoamericana a riuscirci.

Ma la Vita non risparmiò a Violeta un dolore devastante: la morte della figlia Rosita Clara. A lei dedicò una delle sue più celebri canzoni, Rin del Angelito.

La parabola continuò con un grande sogno incompiuto: il centro culturale La Carpa de la Reina, fallito per scarsa partecipazione. E con una ferita insanabile: l’abbandono dell’amato Gilbert Favre, il suo “Run Run”. Poco dopo, compose Run Run se fue pa’l norte, segnata dalla disperazione.

La mattina del 5 ottobre 1967, Violeta Parra scelse di lasciare la Vita, quella stessa Vita che aveva cantato, amato, denunciato e ringraziato.

Fonti: Violeta Parra è andata in cielo – Ángel Parra  – Prefazione di Luis Sepúlveda

293_banner-substack

  • About
    Marcella Inga

Lascia il tuo commento

Ti potrebbe interessare