Quando è nata la tecnica vocale moderna?
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Ma prima di tutto esiste la tecnica vocale moderna?
Per rispondere a questa domanda è necessario smentirla nella sua stessa essenza, affermando innanzitutto che una Tecnica Vocale “moderna” non esiste. Esiste la Tecnica Vocale tout court, che è l’insieme di tutte le conoscenze storiche, fisiologiche, meccaniche e di allenamento raccolte e codificate negli ultimi quattrocento anni.
Quella, anzi, quelle che vengono definite tecniche vocali moderne, sono in realtà metodologie didattiche, per lo più finalizzate, nella mente degli artisti creatori, al canto non teatrale e agli stili vocali e musicali più contemporanei.
La domanda del titolo andrebbe quindi riformulata:
Quando è nata la moderna concezione della Tecnica Vocale?
Sono due i momenti, e i personaggi, che hanno contribuito in modo decisivo all’affermazione della moderna concezione della Tecnica Vocale, intesa non solo come insieme di esperienze e di metodologie, ma anche come insieme di conoscenze e di ricerche scientifiche. La prima personalità è Manuel García jr. (Madrid, 1805 – Londra, 1906).
Figlio d’arte, proveniente dalla più prestigiosa famiglia di cantanti dell’800, figlio di quel Manuel García primo interprete del Conte di Almaviva ne Il Barbiere di Siviglia di Rossini (1816). Le sorelle nientemeno che Maria Malibran, “soprano di bravura”, la cantante più celebre del XIX secolo, interprete di capolavori belliniani, come La Sonnambula e Norma, e rossiniani come Semiramide e Otello, e Pauline Viardot, mezzosoprano, per la quale Berlioz creò la versione mediosopranile dell’Orfeo ed Euridice di Gluck.
Pauline fu talmente celebre da essere invitata a cantare al funerale di Chopin.
Il terzo fratello, Manuel García jr., fu cantante e didatta con una lista di meriti lunghissima: inventore del laringoscopio, e primo a porsi la fatidica domanda “come faccio a fare quello che sto facendo?”; primo didatta a creare una definizione di registro vocale e a teorizzare tre registri anziché due, aggiungendo agli antichi testa e petto il registro di mezzo, o di “falsetto”; primo didatta a scoprire e teorizzare l’inclinazione tiroidea, e di conseguenza due meccaniche laringee primarie, il suono con inclinazione e il suono che ne è privo, che catalogò rispettivamente come “colore oscuro” e “colore chiaro”. Si deve quindi a lui il graduale passaggio da una didattica puramente esperienziale ad una più meccanica e oggettiva.
Dovette passare ben più di un secolo per avere, nel ‘900, una personalità che si ponesse nuovamente, nel solco di Garcia, la fatidica domanda “come faccio a fare quello che sto facendo?” e che rilanciasse lo studio della meccanica laringea nel XX secolo.
A porsi la domanda rilanciando così la ricerca scientifica e vocale nel ‘900 fu un’artista e ricercatrice statunitense, Jo Estill, (Donora, Pennsylvania, 1921 – Santa Rosa, California, 2010). Molti sono i meriti di Jo Estill: uniformare, o almeno suggerire di uniformare, la terminologia meccanica e propriocettiva in gran parte del mondo, incoraggiare lo studio scientifico della fisiologia vocale artistica e grazie alle conoscenze fisiologiche e meccaniche così acquisite aprire la strada ad un’oggettività della trasmissione di competenze e ad una didattica più efficace per alcune qualità di suono moderne e contemporanee.
Manuel García è stato il Jo Estill dell’800, e Jo Estill la Manuel García del ‘900.
Le metodologie didattiche moderne devono tutto a questi due grandi ricercatori e didatti. Oggi, grazie a questi due pionieri, ciascuno nel suo secolo e nel suo tempo, possiamo riconoscere un principio fondamentale della didattica del canto moderno nel III millennio: il didatta contemporaneo non può prescindere da nessuna componente, sia essa meccanico-scientifica o olistico sensoriale ed esperienziale, della Tecnica Vocale. E’ solo la pratica e l’unione di entrambe queste concezioni didattiche che consente lo sviluppo di una metodologia efficace per il maggior numero di stili vocali, siano essi classici, moderni, neoclassici o contemporanei.
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