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La voce percussiva: un dialogo tra human beatbox e canto
Prima di conoscere, inaspettatamente per poi appassionarmene, il mondo delle percussioni vocali e dello human beatbox, era già passato qualche anno da quando iniziai a studiare canto per poter migliorare, conoscere e capire la mia vocalità.
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Per quanto se ne possa specificare l’utilizzo e lo studio, la nostra voce continuerà a essere un’entità che si arricchirà di ogni nuova scoperta e in cui ogni tassello andrà a unirsi al precedente in un continuum interattivo.
Quando iniziai a proporre i miei primi workshop di percussioni vocali e human beatbox scelsi come titolo “La voce percussiva” per rimarcare proprio questo: se studio human beatbox quello che già conosco della mia voce risulta un punto di partenza imprescindibile e facilitante, allo stesso tempo tutto quello che sperimenterò nell’utilizzo ritmico-percussivo della voce andrà inevitabilmente ad influire sul mio modo di cantare. Percussiva ma pur sempre voce.
Questo continuo dialogo fra voce cantata, percussioni vocali e human beatbox ha caratterizzato il mio percorso artistico e didattico: workshop dopo workshop e lezione dopo lezione ho potuto confermare questa forte sinergia fra le due discipline che già avevo potuto sperimentare personalmente.
L’intento di questo articolo è quello di presentare alcuni dei punti d’incontro emersi durante il mio percorso di studio e didattico.
La voce percussiva: lo spazio e la risonanza
Anche solo soffermandoci esclusivamente sui suoni base di una batteria, e cioè cassa, rullante e charleston, una loro efficace definizione e ripetibilità deriva proprio da una gestione appropriata degli spazi di risonanza, qui però, a differenza della voce cantata, il suono percussivo, per sua natura, non ci aiuta. La rapidità dei suoni e del flusso d’aria non ci permette di creare con facilità una connessione con ciò che stiamo producendo e, in questo caso, una nostra pregressa esperienza con la voce cantata può essere d’aiuto diventando un’ottima base di partenza.
Allo stesso tempo, sperimentare e padroneggiare i suoni percussivi può aiutarci ad aumentare la consapevolezza di come micro-modifiche possano influire enormemente sul suono e poi trasferire questa esperienza anche nell’ambito della voce cantata.
La voce percussiva: la gestione delle consonanti
Durante uno dei mie workshop mi venne detto ironicamente: “anni e anni a lavorare sulla morbidezza di certe consonanti e qui invece dobbiamo fare tutto il contrario”. In realtà il saper ripetere in modo omogeneo i suoni percussivi, considerando anche l’aspetto dinamico, presuppone un buon controllo sugli stessi. In altre parole, se so eseguire con omogeneità, ripetibilità e consapevolezza i suoni percussivi significa che ho un tale controllo, principalmente di labbra e lingua, da permettermi di gestire gli stessi suoni anche con morbidezza. Questo controllo mi mette così nella condizione di poter regolare le caratteristiche delle consonanti a mio piacimento e in base al contesto di utilizzo.
La voce percussiva: attacco del suono
Qui ci colleghiamo al discorso precedente. Lavorare sulla percussività delle consonanti mi permette una maggiore consapevolezza relativa agli attacchi del suono nel canto.
Voglio essere più incisivo e ritmico? Il pezzo richiede di essere più morbido? Posso controllare consapevolmente questo aspetto se, con consapevolezza, gestisco già almeno i suoni base di un set di batteria.
La voce percussiva: respirazione
Seppur mantenendo in comune con la voce cantata gli aspetti fondamentali, la respirazione nelle percussioni vocali e lo human beatbox è ovviamente caratterizzata da una maggiore rapidità e reattività. Sperimentare questa tipologia di respirazione, legata all’esecuzione di ritmi e pattern vocali, può aiutare il cantante ad affrontare brani con velocità sostenute e generi che richiedono incisività e padronanza ritmica come per esempio il funky o l’ R’n’B.
La struttura di un brano, interplay e gestione del timing,
Questi ultimi tre aspetti li presento insieme.
Avvicinarsi allo studio della “voce percussiva” non significa affrontare esclusivamente la tecnica per imparare dei suoni ma implica, necessariamente e parallelamente, uno studio di ritmi e strutture di brani prevedendo, inoltre, l’utilizzo di strumenti come il metronomo utili a farci acquisire e sviluppare una maggiore consapevolezza di aspetti come pulsazione e timing.
In più, sperimentando il ruolo di un percussionista o di un batterista, ci troviamo a vivere un nuovo punto di vista che ci porta ad osservare e analizzare con maggiore consapevolezza, per esempio, la struttura di un brano aumentando di conseguenza la nostra sicurezza nell’affrontare un brano come cantanti.
Termina qui questa panoramica relativa ad alcune delle implicazioni didattiche che la “voce percussiva” può avere.
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