La psicologia della voce
INDICE ARTICOLO
Cos’è la psicologia della voce?
Cerchiamo di rispondere con un esempio preso dalla vita reale.
Suona il telefono.
Alzi la cornetta e quello che puoi sentire è solo una voce.
“Solo”?
Basta una parola pronunciata con quella voce per permetterti di riconoscere che dall’altra parte del filo c’è una donna ed è adulta; dal timbro ti accorgi che deve essere raffreddata; dall’accento capisci che è originaria del nord Italia.
Dalla prosodia e dal timbro intuisci che è una telefonata formale, forse di lavoro o forse un’offerta promozionale…
Ti sembra una persona decisa, sicura di sè ma educata. Non sai perché ma te la immagini alta, asciutta e dalla pelle chiara. Aspetta, c’è dell’altro… ascolti ancora un momento… ti ricorda qualcuno… ma sì! È una tua vecchia compagna di classe di cui eri molto amica e che non sentivi da anni! La interrompi, per verificare che sia davvero lei, e lei ti lascia parlare. Poi fa una lunga pausa, capisci che sta riflettendo… aggiungi qualcosa e lei finalmente ti riconosce: comprendi dal tono che è al contempo sorpresa e felice di sentirti! I toni formali cambiano e si fanno decisamente più amicali. Che fortunata coincidenza!
“Solo” dall’ascolto di questa voce hai potuto quindi inferire una serie di informazioni relative all’IDENTITA’ del tuo interlocutore e al più contingente RUOLO SOCIALE che intendeva assumere rispetto a te in questa chiamata (prima professionale poi amicale). In pochi secondi ti sei persino fatto un’idea del suo carattere e di com’era fisicamente, senza averla vista!
Ancora, hai compreso le sottili variazioni delle sue EMOZIONI e, grazie a pause e sovrapposizioni di turno, avete entrambi compreso automaticamente come gestire la CONVERSAZIONE (richiesta/rifiuto di turno).
Hai potuto realizzare un quadro più che sufficientemente dettagliato del tuo interlocutore in una manciata di secondi. Per questo Belin et al (2011) parlano della voce come di una AUDITORY FACE: è unica per ciascuno di noi, per l’unicità delle caratteristiche fisiche del nostro apparato vocale ma anche per il modo in cui impariamo ad usarla, che porta traccia della nostra provenienza geografica, del modo di parlare dei nostri genitori, della nostra storia personale. È un’impronta digitale.
La psicologia della voce è un vasto universo che studia fenomeni pertinenti a tutti questi ambiti: come attraverso l’ascolto della voce facciamo inferenze rispetto all’identità del nostro interlocutore e come la usiamo per veicolare informazioni su di noi; come usiamo la voce per esprimere diverse emozioni; come la voce si intrecci con la parola per creare fenomeni comunicativi particolari (quali l’ironia, la menzogna, l’empatia…); ancora, come la voce si appropri di un altro codice, quello musicale, per esprimersi attraverso il canto e come cambi il nostro modo di cantare in funzione delle nostre emozioni, del nostro stato psico-fisico, del nostro interlocutore (un pubblico o mio figlio neonato)
In questa rubrica sorvoleremo a volo d’uccello temi relativi a questi vari ambiti, tracciando così una mappa del modo attraverso cui la psicologia si è interfacciata al complesso e variegato mondo della Voce.
Bibliografia:
Belin P., Bestelmeyer P.E.G, Latinus M., Watson R., 2011 “Understanding Voice Perception” inBritish Journal of Psychology 102(4):711-25
Leggi anche l’articolo: Le origini: la mia prima espressione vocale