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Il potere del respiro nel canto

Oltre una visione puramente tecnica del respiro nel canto

Ogni cantante conosce l’importanza tecnica della respirazione. Ma il respiro ha anche un ruolo fondamentale nelle percepibili modificazioni dello stato energetico del corpo, nell’espressione emotiva della performance e nella connessione che i cantanti percepiscono con gli altri musicisti con cui suonano. 

Il respiro è al contempo un processo automatico e un comportamento volontario: un sottile ponte tra mente e corpo. Su questo si basano i molti trainings finalizzati a interventi per la riduzione dell’attivazione emotiva e la gestione dell’ansia. 

Nelle tradizioni orientali e nella curanderìa il respiro e le sue materializzazioni (come il canto) sono strumenti chiave per l’accrescimento della consapevolezza e la connessione con una realtà più grande. Non a caso chi canta riporta spesso esperienze un vissuto di rilassamento, pace e trascendenza spirituale (Clift & Hancox, 2001). 

Il canto non avviene solo con il corpo, ma nel corpo: migliora l’ossigenazione sanguigna e la capacità polmonare. Non solo: una respirazione più lenta e controllata influenza il sistema nervoso autonomo e la produzione ormonale: diminuisce il rilascio di cortisolo (ormone dello stress) aumentando invece ossitocina (ormone dell’amore) ed endorfine, che accrescono il senso di euforia e diminuiscono la percezione del dolore. 

Ancora, cantando non solo emozioniamo ma ci emozioniamo. Respiriamo in modo diverso a seconda delle emozioni che proviamo e respirare apposta in un certo modo può indurre specifici stati emotivi (Philippot et al, 2002). Inoltre il respiro è anche suono: il respiro delle emozioni “suona” in modo chiaramente differente (Pellegrini & Ciceri, 2012) tanto che i bravi interpreti che lo usano intenzionalmente. La respirazione può quindi sia intensificare il vissuto emotivo sia migliorare la capacità comunicativa. 

Una funzione chiave della musica nella storia umana è sempre stata quella di creare e rinforzare i legami sociali (Dunbar, 2012). E’ stato rilevato come tra coristi, soprattutto quando essi cantano all’unisono, avvenga una sincronizzazione sia della respirazione che della frequenza cardiaca (Muller & Lindenberger, 2011). Questo allineamento della fisiologia dei partecipanti non solo aumenta il coordinamento all’interno della performance corale ma anche il senso di coesione e sintonia psicologica ed emotiva, anche più che in altre attività di gruppo. La sincronia rinforza infatti sia il senso di affiliazione facilitando cooperazione, compassione e prosocialità (Valdesolo & DeSteno, 2011).

Il respiro non è quindi solo tecnica ma un vero e proprio canto per l’Anima.

Bibliografia

Clift, S., and Hancox, G. (2001). “The Perceived Benefits of Singing. The Journal of the Royal Society for the Promotion of Health 121 (4): 248–256.

Dunbar, R. I. M. (2012). “On the evolutionary function of song and dance,” in Music, Language, and Human Evolution, ed. N. Bannan (Oxford: Oxford University Press), 201–214.

Muller, V., Lindenberger, U. (2011) “Cardiac and Respiratory Patterns Synchronize between Persons during Choir Singing”. PLoS One 6: e24893. 

Pellegrini, R., Ciceri, M. (2012) “Listen to my breath: how does it sound like?” Interdisciplinary Workshop on Laugther and other non verbal vocalization in speech – Dublin, 26-27 October 2012

Philippot, P., Chapelle, G., Blairy, S. (2002). “Respiratory feedback in the generation of emotion”. Cognition and Emotion, 16(5), 605-627 

Valdesolo P, DeSteno D (2011) “Synchrony and the social tuning of compassion”. Emotion 11: 262–266. 

 

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