Classificazione della voce cantata suddivisa per zone
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Ecco finalmente l’articolo tanto atteso sulla classificazione della voce cantata.
La categorizzazione dei timbri vocali nel canto è un argomento di grande interesse per gli appassionati del genere e per gli addetti ai lavori. Nel corso degli ultimi anni, la classificazione timbrica tradizionale ha subito alcune critiche, dettate semplicemente sulla base su cui si fonda tale approccio, generalmente basato su una distinzione stilistica di corrente lirico-classica e non adattata ad un periodo come questo del terzo millennio dove tutto sta cambiando.
In questo articolo cercherò di esporre una mia idea di classificazione timbrica, ricercando prima di tutto una neutralità di analisi per poter rendere chiaro questo argomento.
1. La tradizionale classificazione della voce nel canto
La classificazione tradizionale, come ben sappiamo, si basa su sei categorie principali: soprano, mezzosoprano, contralto, tenore, baritono e basso.
Ogni categoria viene ulteriormente suddivisa in sottocategorie, a seconda delle caratteristiche vocali e tecniche del cantante. Questo ha permesso per centinaia di anni di costruire una tabella di confronto che poteva sicuramente agevolare ogni cantante nel suo approccio performativo, permettendo così di esprimersi nel miglior modo possibile.
Non possiamo però notare che storicamente tale classificazione abbia subito dei cambiamenti dettati dalla volontà di analizzare e ricercare soluzioni più adatte al periodo ma soprattutto all’evoluzione sia musicale che di pensiero.
A tal proposito ti invito a leggere l’articolo scritto da Giuliana Montanari “Aspetti stilistici ed espressivi del timbro vocale nei trattati del ‘700 e ‘800” per comprendere come in soli 200 anni le correnti di pensiero ero molte e per certi versi anche contrastanti.
2. Le limitazioni della classificazione della voce
Nonostante la sua diffusa applicazione, la classificazione tradizionale classica delle voci nel canto in generale presenta secondo me alcune limitazioni.
Innanzitutto, essa non tiene conto delle differenze individuali e delle variazioni che possono intervenire nella voce del cantante durante la sua carriera. Inoltre, il sistema di suddivisione in sottocategorie può essere rigido e limitante per i cantanti che non si identificano pienamente con una determinata categoria.
Va detto anche tale classificazione si discosta molto dal modo di cantare in questo momento, dove esiste una grande varietà nell’uso della voce in relazione a migliaia di stili presenti e catalogati in questo terzo millennio (vedi website: everynoise per scoprire quanti stili sono stati catalogati )
3. Una nuova proposta di classificazione della voce nel canto
Per superare le limitazioni della classificazione della voce legate al canto contemporaneo, ho cercato di costruire un approccio che non sia stilistico, ma che si fondi sull’identità di genere, attribuendo allo strumento range vocale la sua efficacia, ponendo le basi ad una libera gestione della propria timbricità in base alle proprie risorse vocali e rispecchiamento stilistico.
La visione di tale approccio è puramente strumentale, ho sempre considerato la voce e il canto come “strumento” misterioso, che ha saputo dialogare con l’elemento musica.
Partendo quindi da uno strumento come il pianoforte la cui estensione può raggiungere fino ad otto ottave, ho cominciato a pensare che questo range potesse rappresentare la scala di valori da portare nel mio approccio di classificazione.
Su tale estensione poi ho cercato di trovare un nesso con l’identità di genere ottenendo così una suddivisione che ho strutturato per Zone di carattere maschile, femminile o neutra.
Nei prossimi articoli cercheremo insieme di approfondire il concetto di Zone e di come cominciare a costruire anche un nuovo modo di catalogare gli esercizi legati allo studio del suono.
Leggi anche l’articolo: Movimento ed espressione corporea: il libro di Deborah Bontempi