26 Aprile 2025 - Palaghiaccio - Folgaria

Albert Hera: Voce ed improvvisazione
Marco Forgione: Tenore e Human Beat Box
Rossana Tatto: Voce solista & Keyboards
CYCLE CHOIR:
coro creato grazie alla partecipazione dei maestri dei cori della Galassia dell'Antoniano

“Frasi” è uno spettacolo musicale ideato e condotto dal maestro Albert Hera, tra i massimi esponenti europei dell’improvvisazione corale e della tecnica delle Circle song. 

Il progetto si configura come un viaggio artistico e umano dedicato alla pace, narrata e vissuta attraverso la potenza evocativa della voce e dei suoni. Ogni performance è unica e si trasforma in base al luogo che la ospita, poiché la pace, secondo Hera, deve abitare ogni spazio e ogni comunità.

Il cuore dello spettacolo sono le “Frasi”: parole e pensieri di grandi testimoni della pace come Nelson Mandela, Madre Teresa di Calcutta, Anna Frank, Gandhi, Martin Luther King, San Francesco e il Dalai Lama

Le loro citazioni vengono intrecciate con la coralità, diventando parte integrante della performance.
Questi messaggi universali si fondono con l’improvvisazione vocale, creando un percorso emozionale che trasforma i luoghi in spazi di ascolto, riflessione e condivisione.

L’approccio corale, basato sulle Cyclesongs un approccio evolutivo delle circlesongs create da Albert Hera, coinvolge attivamente il pubblico e i coristi: la coralità diventa strumento di dialogo e empatia, superando barriere linguistiche e culturali e rendendo ogni spettatore partecipe della creazione corale estemporanea. 

“Frasi” si propone così di promuovere una cultura della pace attraverso il canto corale, valorizzando la memoria e l’identità dei luoghi e invitando ciascuno a diventare portatore attivo di messaggi di pace, in un’esperienza partecipata che unisce memoria, canto e musica.

PROGRAMMA

Schindler’s List Theme 

La colonna sonora di Schindler’s List, composta da John Williams, si fa portavoce di un dolore profondo e universale, capace però di trasformarsi in speranza. Le sue note, semplici ma cariche di pathos, accompagnano l’ascoltatore nel cuore della tragedia della Shoah, evocando la sofferenza, la perdita e la memoria di un popolo perseguitato.

In questo contesto di disperazione, risuona la riflessione di Anna Frank:

«Nonostante tutto, io credo che la gente abbia davvero un cuore buono.»
Anna Frank

Questa frase, scritta da una giovane vittima dell’Olocausto, racchiude la forza della speranza e il desiderio di pace anche di fronte alla crudeltà più estrema. La melodia del brano principale si intreccia idealmente a queste parole, diventando un inno silenzioso alla fiducia nell’umanità e alla volontà di non lasciarsi sopraffare dall’odio. Così, la musica non solo commemora il dolore, ma invita a coltivare la pace, ricordando che anche nei momenti più bui può sopravvivere la luce della bontà e della speranza

Dance

Un brano come “Dance” scritto e orchestrato coralmente da Albert Hera può essere descritto e associato alla frase di Madre Teresa di Calcutta:

“Cosa puoi fare per promuovere la pace nel mondo? Vai a casa e ama la tua famiglia.”
Madre Teresa di Calcutta 

sottolineando il valore della relazione, dell’ascolto e dell’unità che si costruiscono partendo dal nucleo più piccolo, la famiglia, e si espandono nella collettività attraverso il canto.

La musica di Albert Hera, che va oltre le parole e si esprime attraverso suoni evocativi e coinvolgenti, diventa così metafora di una pace che si costruisce insieme, partendo dai piccoli gesti quotidiani e dalla capacità di ascoltarsi e sostenersi a vicenda. 

Proprio come suggerisce Madre Teresa, la pace universale nasce dalla cura e dall’amore che coltiviamo prima di tutto nelle nostre relazioni più vicine.

In sintesi, “Dance” di Albert Hera rappresenta la costruzione della pace a partire dall’ascolto, dall’inter-azione e dall’armonia che si imparano in famiglia e si sperimentano nel cerchio vitale, per poi irradiarsi verso il mondo circostante…

In Abisso Lucet

CYCLESONGS

Partendo dal pensiero di San Francesco 

“La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori”
(San Francesco)

si può introdurre un brano improvvisato che si ispira al valore profondo della pace, cercando nel linguaggio musicale di Palestrina una corrispondenza a questa dimensione spirituale.

L’aforisma di San Francesco ci invita a vivere la pace come realtà interiore, prima ancora che come annuncio esteriore: una pace che nasce dal cuore e si riflette in ogni gesto e parola.
Questa visione francescana, radicata nella fede e nella pazienza, trova un’eco sorprendente nella musica sacra di Giovanni Pierluigi da Palestrina, maestro del Rinascimento romano.

Le sue composizioni polifoniche, costruite su un intreccio di voci limpide e armoniose, incarnano un ideale di equilibrio e serenità, dove ogni tensione si risolve in una consonanza pacificante.

Improvvisare un brano “alla Palestrina” significa dunque ricercare, attraverso il contrappunto, quella trasparenza e quella dolcezza che trasformano la complessità in armonia, proprio come la pace francescana trasforma il conflitto interiore in serenità profonda.

Così, il canto corale diventa specchio di uno stato d’animo in cui la pace non è solo proclamata, ma vissuta e condivisa, come dono che si diffonde da un cuore pacificato agli altri.

Little Eye – ELISA

VERSIONE CYCLESONGS

«Pace interiore è quando ciò che dici, ciò che pensi, ciò che fai, sono in perfetta armonia.»
(Mahatma Gandhi)

“Little Eye” di Elisa è un viaggio sonoro e poetico attraverso i paesaggi più intimi dell’animo umano, dove il silenzio diventa spazio di ascolto e la lotta interiore si trasforma in ricerca di libertà. Il brano racconta la tensione tra pensieri tumultuosi e il desiderio di armonia, evocando la fatica e la dedizione di chi, notte dopo notte, lavora per riconciliarsi con sé stesso e con l’altro. L’immagine del “piccolo occhio mezzo aperto” simboleggia la volontà di aprirsi, anche solo parzialmente, a una nuova consapevolezza: un gesto fragile ma rivoluzionario, che libera e permette di “vedere” davvero.

In sintonia con le parole di Gandhi, la canzone invita a coltivare quella coerenza profonda tra pensiero, parola e azione che è fondamento di ogni pace autentica. Solo attraversando e accogliendo i propri conflitti interiori si può aspirare a una libertà che non è fuga, ma presenza consapevole nel proprio mondo e rispetto per quello altrui. “Little Eye” diventa così un inno delicato e potente alla pace interiore, premessa necessaria per ogni forma di armonia collettiva e universale

Amani Ndoto

CYCLESONGS

“La pace non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare” 
(Nelson Mandela)

Mandela ci ricorda che la pace non è un’utopia irraggiungibile, ma una possibilità concreta, anche quando la realtà sembra dimostrare il contrario.

Nelle società contemporanee, segnate da guerre, discriminazioni e crescenti disuguaglianze, il sogno della pace appare spesso lontano: i conflitti internazionali, come quelli in Ucraina o in Medio Oriente, e le tensioni interne dovute a razzismo, odio e intolleranza, sembrano prevalere sulla speranza. In questo contesto, il messaggio di Mandela invita a non arrendersi di fronte alle difficoltà, ma a continuare a “sognare” la pace, perché solo chi mantiene viva la speranza può lavorare concretamente per realizzarla.

Mandela stesso ha vissuto in un’epoca di profonde ingiustizie, ma non ha mai smesso di credere nella possibilità di una società giusta e riconciliata, diventando simbolo di resilienza e cambiamento. La sua esperienza insegna che la pace nasce dalla capacità di immaginare un futuro diverso e dalla determinazione di perseguirlo, anche quando tutto sembra remare contro.

Orizzonte Inaudito

CYCLESONGS

“Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via” 
(Dalai Lama)

Nel canto corale, la pace non è un traguardo da raggiungere alla fine di un percorso, ma è il modo stesso in cui si cammina insieme: ogni nota, ogni respiro condiviso, ogni ascolto reciproco sono già pace in atto.

Il coro è una metafora vivente della pace come via: ogni voce, pur mantenendo la propria unicità, si intreccia armonicamente con le altre, senza prevalere o annullarsi, ma cercando costantemente un equilibrio collettivo. In questo processo, la bellezza del canto corale non nasce dall’assenza di differenze, ma dalla capacità di accogliere e valorizzare le diversità timbriche e personali di ciascun corista, trasformandole in un’unica armonia.

Nel coro, la pace si costruisce ogni istante attraverso il dialogo sonoro, l’ascolto attivo e la fiducia reciproca. Non si tratta di eliminare le tensioni o le dissonanze, ma di attraversarle insieme, trovando una sintesi che non annulla nessuno ma integra tutti. Così come suggerisce l’aforisma, la pace non è una meta finale, ma un modo di stare insieme nel presente, dove la relazione e il rispetto sono la sostanza stessa del camminare comune.

La bellezza del canto corale, quindi, diventa testimonianza concreta di questo messaggio: la pace come via si manifesta in ogni prova, in ogni concerto, in ogni momento di ascolto e di condivisione, dove la collettività si costruisce riconoscendo e accogliendo ogni singola voce. In questo modo, il canto corale non solo si ispira all’aforisma del Dalai Lama, ma lo incarna e lo trasmette a chi ascolta, rendendo la pace un’esperienza viva e tangibile attraverso la musica

Amen

VERSIONE CYCLESONGS

“La vera pace non è semplicemente l’assenza di tensione: è la presenza della giustizia.” 
(Martin Luther King)

Il brano “Amen”, nella versione di Albert hera, celebra la speranza, la luce e la forza interiore di ciascuno. Il testo invita a “lasciare brillare la propria luce”, sia nella vita pubblica che privata, come segno di amore e testimonianza positiva. 

Collegando l’aforisma di M.L.King al brano, si può comprendere come “Amen” rappresenti musicalmente e spiritualmente la stessa idea: la pace vera nasce quando ognuno fa la propria parte, lasciando brillare la propria luce, agendo con amore e giustizia anche nelle piccole cose quotidiane.

Non si tratta solo di evitare il conflitto, ma di essere attivi costruttori di un mondo migliore, proprio come King auspicava. La canzone diventa così un inno alla responsabilità individuale e collettiva nel portare avanti i valori di giustizia, amore e solidarietà, elementi indispensabili per una pace autentica.

In sintesi, sia l’aforisma di King sia “Amen” di Otis Redding ci ricordano che la pace non è passività, ma azione, luce e giustizia vissute ogni giorno