Benvenuti nella Playlist numero 7 di Siing. Questa selezione non è un semplice susseguirsi di brani, ma un vero e proprio laboratorio di ascolto. Attraverso cinque tracce molto diverse tra loro, esploriamo le sfumature della voce umana: dal controllo minimalista all’aggressione rock, passando per la delicatezza del cantautorato italiano e il virtuosismo soul.
Al centro di questa playlist, purtroppo, c’è un nodo alla gola: l’omaggio doveroso e sentito a una gigantessa della nostra musica che ci ha appena lasciati.
Ecco il percorso didattico e conoscitivo brano per brano:
1. L’Arte del “Meno è Meglio”: Famous Last Words – James Blake
Apriamo con James Blake, un maestro moderno della sintesi. Sotto il profilo didattico, questo brano è una lezione fondamentale sul controllo e sull’uso dello spazio. Blake non urla; sussurra, lascia che la voce galleggi su tappeti elettronici minimali.
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Cosa ascoltare: Notate come la sua voce passi dal registro di petto a un falsetto etereo senza sforzo apparente (il cosiddetto mix voice). È un esercizio di “sottrazione”: imparare a togliere volume per guadagnare in intensità emotiva.
2. La sfida ritmica: The Pot – Tool
Cambiamo drasticamente registro con i Tool. Qui la lezione è tutta sul ritmo e sulla potenza vocale non convenzionale. Maynard James Keenan offre una performance che sfida la griglia ritmica (spesso in tempi dispari o sincopati) con una linea vocale melodica ma tagliente.
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Cosa ascoltare: La capacità di mantenere una linea vocale fluida e ipnotica mentre la sezione ritmica (basso e batteria) costruisce un’architettura complessa e pesante sotto di lui. È un ottimo studio per l’indipendenza ritmica del cantante.
3. La narrazione intima: Madre – Erica Mou
Torniamo in Italia con la cantautrice pugliese Erica Mou. Madre è un brano che tocca corde profondissime, collegando il primo respiro della figlia all’ultimo della madre in un cerchio perfetto.
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Cosa ascoltare: L’uso della parola. In un contesto didattico, questo brano insegna l’importanza della dizione e dell’intenzione. Non serve virtuosismo tecnico qui, ma una verità interpretativa disarmante. Osservate come il testo viene “appoggiato” sulla musica, dando peso a ogni singola sillaba.
4. L’Omaggio alla Regina: Insieme A Te Non Ci Sto Più – Ornella Vanoni
Arriviamo al cuore emotivo della playlist. La recente scomparsa di Ornella Vanoni (avvenuta in questo novembre 2025) rende l’ascolto di questo classico ancora più toccante. Scritta da Paolo Conte e Vito Pallavicini, questa canzone è l’epitome dello stile Vanoni: sofisticato, malinconico ma mai patetico.
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Cosa ascoltare: Il timbro. La voce di Ornella è unica per quella sua grana vocale leggermente nasale e quel vibrato inconfondibile che ha fatto scuola. Didatticamente, è l’esempio supremo di “interpretazione”: Ornella non canta solo le note, recita un copione di vita. Ci insegna che la classe risiede nei dettagli e nella capacità di raccontare la fine di un amore con dignità e stile.
5. Il virtuosismo nascosto: Baby Be Mine – Shayna Steele
Chiudiamo con energia. Shayna Steele prende un classico pop/funk di Michael Jackson e ne fa una versione “particolare”, intrisa di Jazz e R&B contemporaneo. Shayna è una vocalist mostruosa (nota per le collaborazioni con gli Snarky Puppy) e questa cover è una palestra vocale.
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Cosa ascoltare: L’agilità. Notate come la Steele gioca con la melodia originale, inserendo variazioni R&B, riffs e runs veloci ma precisi. È il brano perfetto per studiare come “personalizzare” una cover rispettando l’originale ma aggiungendo il proprio marchio tecnico e stilistico.





